Ciò che avviene intorno al resuscitato US Livorno 1915 è avvilente.


La passione dei livornesi, il seguito d’entusiasmo, sono assunti come fattori di valorizzazione e capitalizzati nella stima del prezzo della società, in una trattativa di compravendita. 

Al pari dell’avviamento commerciale d’un'azienda.

Il Presidente scelto dai Saggi, che ci metteva sempre la faccia, fugge di fronte alle difficoltà che la sua stessa gestione scriteriata ha generato, secondo la logica mercenaria del mordi e fuggi, del risparmia e guadagna.

Di contro, porte spalancate e attesa messianica rivolta al primo avventuriero che passa, un intermediario d’affari di cui nulla si sa e che probabilmente manco conosce la città. Un salvatore della patria senza patrie, un nuovo protettore del calcio cittadino aduso alla speculazione e al piccolo cabotaggio finanziario (a quanto pare).

E col Sindaco infine, promotore politico dell’operazione e regista occulto, in religioso quanto imbarazzato silenzio.

Ai tifosi, pur così combattivi, manca l’amor proprio, il sentimento della dignità, trattati alla stregua d’un parco buoi, d’un elemento accessorio, tanto fondamentale quanto acritico e insignificante. 

Sembrano privi della consapevolezza d’esser soltanto loro a determinare l’esistenza della realtà sportiva. Ed in tutta questa avvilente situazione la stampa labronica si segnala per l' estrema piaggeria nei confronti del potente di turno e dispensatrice di mega dosi di cloroformio anestetizzante...

VITO BORRELLI

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