Perché a un ignoto “finanziere” brasiliano dovrebbe venire in mente di comprarsi l'US Livorno 1915?


Il "broker" non pare aver dimestichezza col calcio, non conosce la città, non ha rapporti (allo scoperto) con nessuno dei suoi abitanti, non v’è alcun legame sentimentale con la squadra, della quale gliene può fregar di meno.

È un intermediario, un procacciatore d’affari. Sono credenziali positive, sufficienti?

Quando è trasferita la proprietà d’un’azienda, al compratore i sindacati chiedono garanzie, quali intenzioni abbia, che genere d’obiettivi persegua, se abbia elaborato un piano industriale/gestionale, quanti investimenti sia in grado di produrre e voglia arrischiare. 

Questo "finanziere", perfetto sconosciuto, è preso al volo senza che la comunità dei tifosi, il Sindaco, si pongano e rivolgano alcuna domanda. A scatola chiusa.

Cosa s’aspetta dalla città, dalla sua Amministrazione comunale? ha interessi economici che intende implementare sul territorio, chiede agevolazioni, il sostegno a attività imprenditoriali che pensa di realizzare? la squadra di pallone costituisce un pied-à-terre, una copertura, utile per fruire d'alcuni traffici portuali?

C’è da restar sempre più sbalorditi per queste vicende incomprensibili che si sommano a altri passaggi assai poco chiari, per esempio la fuga improvvisa di Toccafondi, l'uomo che ci metteva la faccia. 

Manca (apparentemente) ogni filo logico.

Come, se a determinar gli eventi fossero personaggi influenti e spregiudicati, che inseguono di nascosto interessi personali.

Sulla pelle d’una tifoseria incazzosa ma ingenua e addomesticata.

VITO BORRELLI


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