La Caporetto dei ballisti e delle vedove del Goldoni e dei telegiornalisti labronici

 Livorno oggi possiede una squadra di calcio che onora le sue tradizioni, capace di crear premesse che potrebbero risollevarla dal baratro.

È possibile mettere a fuoco quelle circostanze che hanno reso possibile una così sorprendente riscossa, affinché i vecchi, esiziali errori siano archiviati per sempre?

Personalmente identifico due personaggi a cui attribuire il merito d'aver promosso le nuove prospettive, sportive e societarie.

Innanzitutto, direi, Joel Esciua che ha saputo innovare con lucida professionalità un ambiente traviato dalla retorica deteriore e dall’improprio sfruttamento politico.

Ha saputo trattare con equilibrio gli amati beniamini del passato, Lucarelli e Protti, divenuti ingombranti loro malgrado, perché agitati furbescamente - come vessilli - dal potere locale, usati come grimaldelli per introdursi nei cuori e nelle intenzioni elettorali.

Ha saputo ridimensionare l’invasività d'alcune tifoserie che assumevano il calcio, snaturandone la missione, com’occasione d’autorappresentazione. 

Tifoserie giunte a praticare forme di violenta vessazione nei confronti della squadra, a cui pretendevano d'imporre il padrinaggio e l’inchino, con atteggiamenti che pregiudicavano la serenità dell'ambiente e il benessere psichico dei giocatori.

Ha saputo resistere ai ricatti mediatici d’una stampa che cooperava in perfetta simbiosi nel produrre una cappa asfissiante di conformismo, pretenziosa nel condizionare e orientare l’opinione pubblica. 

Poi, in seconda posizione, metto Enrico Fernandez Affricano, presidente del club Magnozzi, tenace fautore del buon senso e dell’amore disinteressato per la bandiera amaranto, sempre distante dal perseguire alcuna seconda finalità legata all'esito della competizione agonistica.

Infine riconosco, in un particolare evento, la svolta catartica dopodiché si sono sviluppate le nuove opportunità: la grottesca assemblea tenuta al Goldoni, nella quale tal Locatelli 'Testadilegno' ha presentato le sue intenzioni di rilevare l’Us Livorno, trasformandone la struttura secondo il ‘modello tedesco’.

Un evento che, pur pompato ignominiosamente dai giornalisti del Tirreno, s'è trasformato in una clamorosa caporetto per tutti i marpioni a supporto del vecchio, fallimentare ordine gestionale. 

VITO BORRELLI 


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