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BRUNO PIZZUL, UN TESTIMONE DELL'OCCUPAZIONE SLAVO-COMUNISTA DELLA VENEZIA GIULIA NEL MAGGIO-GIUGNO 1945
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Cari Amici,
anche noi vogliamo ricordare il grande Bruno Pizzul, cormonese nato a Udine (dove la famiglia si trasferì solo per il parto perché, secondo il padre, "nascere in una città e non in un paesino da grande lo avrebbe aiutato") e scomparso ieri quasi all'età di 87 anni.
In una intervista di qualche tempo fa così si raccontava:
"Sono figlio unico, ma viziato mai. Mio padre mi ripeteva ‘Ma che studi a fare? Quelli che studiano fanno un sacco di danno’. Lui era morbido e permissivo. Quando giocavo a calcio a buoni livelli, mi incitava : ‘Vai via , vai via. Liberati dalle grinfie di tua madre’. Quando lui è morto, mia madre ha vissuto da sola a Cormons . L’andavo a trovare e non faceva che criticarmi : ‘Vesti come un barbone. E nelle partite parli troppo svelto, non si capisce cosa dici’ .
'Giocavo a calcio prima nel Cormons: al paese erano tutti col pallone e fui orgoglioso di essere stato eletto. Poi entrai nei boys della Pro Gorizia, mentre Bearzot era in prima squadra. Giocavo stopper, marcavo il centravanti. Un ruolo allora da suicidio, perché senza il libero, se l’avversario ti sfuggiva, era gol. Io, peraltro, ero bravo ma lento data la mia corporatura, 1.92 di altezza per 82 chili. Con la Pro Gorizia raggiungo la serie C, poi vado al Catania in B, altra soddisfazione perché fui acquistato per 5 o 6 milioni: ero in prova con un gruppo di giovani friulani fra cui un certo Burgnich. Presero me e scartarono lui'.
'Ricordo un’amichevole Catania-Juventus in cui annullai John Charles che era della mia stazza. Io soffrivo gli attaccanti piccoli e svelti. Poi andai all’Ischia di nuovo in C. Ho interrotto la carriera di calciatore a 24 anni un po’ per un infortunio al ginocchio, un po’ perché mi rendevo conto di non avere grandi prospettive.
Basta calcio, meglio finire l’Università e servire la patria: sono stato ufficiale degli Alpini, lo dico con orgoglio.
Divenni insegnante in una scuola di Gorizia: italiano, latino, storia e geografia. Portai i ragazzi dalla prima alla terza media e avevo la sensazione di fare qualcosa di costruttivo. Tre anni meravigliosi di cui ho molta nostalgia. E sono stato tra i primi a introdurre la lettura dei giornali in classe. I più graditi erano i giornali sportivi.
Un giorno l’edizione radiofonica regionale di Trieste bandisce un concorso per programmisti Rai: non si presenta nessuno. La Rai manda allora una lettera di invito a molti giovani laureati. Quando mi arriva, mi incuriosisce. Io sono pigro e indolente. Alla Rai non sarei nemmeno andato, ma è mia moglie che mi incita. Prova di cultura generale, prova scritta, esame attitudinale. Il presidente della commissione è il regista Sandro Bolchi che per non dirmi che non ero adatto a fare il programmista, mi informa che c’è un concorso per radio e telecronisti. Io avevo due figli e mi sembrava di fare un salto nel buio. Partecipo e trovo tutti concorrenti agguerriti: Angela Buttiglione, Claudio Ferretti, Bruno Vespa, Paolo Frajese, Nuccio Fava, Giorgio Martino e alcuni già interni alla Rai. E’ Paolo Valenti che mi sprona e mi dice che sono bravo e competente. Cominciamo in 32 e ne promuovono 18: io sono tra questi“.
Un passaggio, però, va sottolineato e riguarda la fine del periodo bellico, del quale Pizzul parla con il dolore e l'impressione che rimane indelebile in un bambino allora di sette anni, ma già consapevole di quello che accadeva e del clima che si respirava nella piccola Cormons, coinvolta dal dramma delle Foibe causato dall'occupazione slavo-comunista del maggio-giugno 1945 della Venezia Giulia:
"Ho vissuto la fanciullezza nel periodo duro del dopoguerra a Cormons, nella zona di Gorizia occupata per 40 giorni dalle truppe di Tito, il IX° Korpus. La gente spariva e non se ne sapeva più niente, tanti sono stati infoibati. Famiglie divise che si guardavano con odio...."
Caro Bruno, riposa in pace!
UNIONE DEGLI ISTRIANI
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