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Lo Stadio dell’Ardenza ha più di 90 anni di vita, è una delle prime costruzioni in cemento armato e ogni previsione tecnica di durabilità delle strutture è stata ampiamente superata.
Già codesta circostanza lascia intendere come ogni garanzia di sicurezza sia incerta, aleatoria.
Né i ripristini successivi del calcestruzzo, né gli interventi sui ferri d’armatura, pur rallentando il degrado, sono riusciti a reintegrare la resistenza perduta. E nuovi interventi manutentivi non fermerebbero l'ineluttabile ulteriore ammaloramento, costituendo un inutile spreco.
Come mi è capitato di suggerire in simili occasioni, solo una seria prova di carico che riproduca le peggiori condizioni d’uso e simuli le sollecitazioni dinamiche indotte dal comportamento dei tifosi, potrebbe determinare i margini entro cui operare.
Giudico pertanto assolutamente temerario sostenerne a priori l'adeguatezza, in quanto ogni certificazione che basi il giudizio su un’analisi puramente epidermica/episodica lascia il tempo che trova.
Così come trovo improprio e insolente l’atteggiamento di scontro istituzionale tenuto dal Sindaco nei confronti dei rilievi mossi dal Prefetto, ovvero dalla massima Autorità deputata alla tutela della sicurezza pubblica e l’incolumità dei cittadini.
Ciò detto, occorre prender atto dell’urgenza dei problemi sul tappeto, e dar seguito, senza tentennamenti, ai possibili accordi con Esciua per il trasferimento dello stadio e l’attivazione di congrui finanziamenti privati da destinare alla sua ricostruzione.
Salvetti si trasferisca nel mondo reale, abbandonando una buona volta quegli ambiti confortevoli e gratificanti immaginati dalla sua fervida fantasia.
VITO BORRELLI
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foto estratta dal Tirreno
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